Definizioni musicali pitagoriche

I pitagorici utilizzavano per definire i rapporti musicali e le varie consonanze un gergo tradizionale greco e quindi il rapporto 1 : 1 era To Ison, 2 : 1 to diplasion, 3 : 2 emiolion, 4 : 3 epitrito, 9 : 8 epogdoo; poi considerando come riferimento musicale la nete composta di 12 unità, la paramese aveva 9 unità, la mese 8 e l'hypate 6 unità, ne risultava ad esempio che la consonanza e quindi la fusione di due suoni che dovevano essere piacevoli all'udito (al contrario della dissonanza) necessariamente derivavano da rapporti matematici. Tutto doveva rispondere ad un preciso rapporto aritmetico, la nete (12) supera la mese (8) della terza parte di se stessa (4), e la hypate (6) è superata dalla mese (8) da un'analoga parte di se stessa (2). Pertanto le note estreme superano la mese e la paramese e ne sono superate secondo gli stessi intervalli tutto in un equilibrio armonico che doveva corrispondere in modo figurato anche a quello universale [es. moto dei pianeti intorno al Sole].

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Musica platonica calmante

Damone, un insegnante di musica di Platone, racconta che fanciulli eccitati dall'ascolto del flautista che intonava melodie nel modo frigio si calmavano e rilassavano non appena si passava a quello dorico; inoltre, parte degli insegnamenti relativi al canto, al ballo con accompagnamento strumentale miravano anche ad un'educazione completa, dal momento che il fanciullo che canta e suona la cetra dovrebbe non solo dimostrare saggezza e coraggio, ma anche giustizia. Canti e danze provocano un certo turbamento nell'animo e quelli che sono belli e liberi sono formativi per il giovane al contrario di quelli che non lo sono e bisogna stare attenti anche ai nuovi generi musicali che possono avere conseguenze in senso negativo non solo sull'individuo ma sull'intera società. Oltre ad effetto rilassante (il pitagorico Clinia innervosito suonava la lira per calmarsi) la musica considerata come armonia globale per i platonici aveva effetti curativi.

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Accordatura pitagorica

Per i pitagorici la scala musicale corrispondeva ad un'ottava formata di dodici intervalli e le quattro corde nella lira erano posizionate nei rapporti sei : otto : nove : dodici, la corda intera pizzicata era il canone dodici di riferimento; poi la metà 6/12 era in consonanza di ottava con la sua metà, la corda intera ed i suoi 3/4 era la consonanza di quarta, corda intera ed i suoi 2/3 consonanza di quinta. Pitagora sperimentò questi rapporti con il monocorda ed individuando con un ponticello mobile dodici intervalli diversi, poi utilizzando diversi strumenti musicali verificò le varie corrispondenze numeriche anche riguardo ai rapporti di lunghezza delle corde e la loro tensione (applicando pesi calibrati). Intervallo fra due note derivava dal rapporto delle relative frequenze e quindi ne conseguiva una scala di dodici intervalli in una sequenza che doveva rispettare un'armonia universale che superava l'ambito strettamente musicale.

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Equilibrio della polis ed armonia pitagorica

Per i pitagorici l'equilibrio dei contrari era anche armonia e quindi salute del corpo e saggezza dell'anima che dovevano anche rispecchiarsi nel funzionamento ordinato della polis, con una concezione di tipo numerico-musicale che arrivava ad influenzare tutto il cosmo; infatti, ad esempio Filolao chiamava l'ottava (intervallo delle quattro corde della lira) "armonia" e lo statista Archita di Taranto (430-360 a.C.) amico di Platone cercava di applicarla ai rapporti fra gli uomini in modo da stabilire un equilibrio fra ricchi e poveri, e poi nell'amministrazione della giustizia evitando il predominio di uomini o di caste. Anche filosofi come Mersenne e soprattutto Leibniz individuarono nella musica un esercizio di aritmetica segreta e chi ci si dedicava ignorava di maneggiare dei numeri, ma per i pitagorici questo esercizio conduceva ad una migliore amministrazione pacifica della polis, secondo l'adagio di non combattere, di non rimuovere il fuoco con la spada.

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Frazioni musicali e Limma pitagorica

Nella scala musicale pitagorica si teneva conto anche di intervalli piccolissimi come il Limma (che significa in greco "ciò che rimane") ad esempio 256/243 che risultava dalla differenza fra l'intervallo di quarta giusta 4/3 e terza maggiore 81/64, un semitono diatonico Mi-Fa e Si-Do che nella tastiera di piano rappresenterebbero in pratica i tasti neri mancanti e quindi con intervalli inferiori al semitono poco percepibili ad orecchio, ma indispensabili per i pitagorici in senso numerico che era più importante della sensazione uditiva. Questi piccoli intervalli erano ricavati matematicamente con il monocorda e derivavano dalle principali frazioni musicali già individuate dagli egizi, considerati molto esperti in questo settore, e probabilmente anche dagli assiro-babilonesi da cui derivavano alcune conoscenze matematiche ed altre di tipo scientifico e naturalistico utilizzate da Pitagora a cui la tradizione attribuisce (ma non tutti concordano) dei viaggi di studio in età giovanile.

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Armonia musicale pitagorica e fisica moderna

La concezione numerico quantitativa dei pitagorici si identificava con l'armonia sia cosmica che matematica che poteva essere espressa con rapporti musicali che dovevano essere alla base di tutta la realtà, ad esempio con una tecnica di tipo visivo e meditativo immaginando le note su un diagramma secondo una disposizione su principi unitari ed universali; quindi con collegamenti che potessero armonizzare anche elementi discordi o di natura opposta (numero visto come "archè" a cui tutto può essere ricondotto). Queste teorie che ipotizzano un'armonia di tipo universale potrebbero trovare una spiegazione nella fisica moderna; infatti, nella meccanica quantistica è stato dimostrato nel 1959 con il cosiddetto effetto Aharonov-Bohm che un campo magnetico modifica il moto di particelle cariche anche se non passano nel suo raggio di azione, a distanza, rivelando in questo modo una struttura della materia un tempo impensabile.

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Ritmo e critica musicale

Quando la divisione delle durate delle note ha un ordine definito di solito si parla dei principi alla base della scienza dei ritmi, che si occupa del ritmo ordinato delle musiche e dei ritmabili o delle figure ad esse collegate che prendono forma proprio a seconda del ritmo, e per l'azione potente che ha la musica sull'animo umano bisognerebbe sorvegliare chi si occupa di questi calcoli sui ritmi allo stesso modo in cui si esercita un controllo su altre discipline importanti per la crescita individuale. Pitagora basava il suo insegnamento in campo musicale sul numero e Platone combatteva quel tipo di musica troppo libera in cui si perdeva l'impressione d'insieme a causa dell'abuso di alterazioni e variazioni; però, il maggior "critico" su quel tipo di musica orecchiabile fatta per soddisfare l'udito può essere considerato S. Agostino (Conf. 10-33) che sottolinea quanto ci si possa distrarre dal vero intendimento di una frase musicale per compiacere il pubblico.

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La consonanza pitagorica

I rapporti musicali di seconda, quinta e quarta erano consonanti per i pitagorici e queste considerazioni sui suoni erano già state osservate dagli egizi e patrimonio probabilmente di diverse culture antiche, ma Pitagora usando due monocordi affiancati notò che il quoziente fra una quinta e una quarta era una seconda (3/2 : 4/3 = 9/8) e quindi doveva esserci una proporzione musicale allo stesso modo di quella riscontrata con i calcoli geometrici e gli altri studi matematici effettuati dal filosofo. La scienza dei numeri applicata in alto ed in basso all'uomo, interiore ed esteriore, e quindi al cielo e al mondo passava per lo studio dei rapporti di ottava "attraverso tutte le corde" (dia-pason) ed anche con il principio di identità per cui il suono era lunghezza e velocità; inoltre, l'armonia musicale era considerata di grande importanza e se applicata all'uomo anche in grado di migliorare il carattere (intendendo in senso figurato il rapporto fra musica e universo).

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Scale di tonalità omogenee pitagoriche

Aristosseno di Taranto (IV sec. a.C.) filosofo e musicista allievo anche di Aristotele mise a punto nell'opera "Elementi ritmici" un sistema di tredici scale di tonalità omogenee, con la tredicesima come ripetizione all'ottava di una scala più grave che sono forse servite come base per le quindici tonalità o scale di trasposizione di J.S. Bach (clavicembalo ben temperato, quarantotto preludi e fughe); ma pur essendo Aristosseno un pitagorico si affidò in queste sue ricerche (avversato da Eraclide Pontico) più all'orecchio che ai numeri e quindi non rispettando uno dei precetti della scuola di Pitagora di basare le percezioni dei sensi sul calcolo. Da notare che i greci non utilizzavano l'ottava come sistema base dei suoni ma il tetracordo, e diapason significa due tetracordi separati per formare un'ottava; inoltre, nei pitagorici c'era una diversa concezione di consonanza con rapporti che furono probabilmente sperimentati da Bach (fu cacciato dall'oratorio).

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Valutazione musicale platonica

Un componimento poetico o musicale dovrebbe essere valutato secondo Platone (427-347 a.C.) da un pubblico che sia stato accuratamente educato; infatti, se si propone ai cittadini di dare premi a gare a tema libero più o meno impegnato il cui unico scopo sia procurare piacere è chiaro che la valutazione sarebbe influenzata ad esempio dall'età dello spettatore, con i più giovani magari propensi a premiare la commedia, le donne e la maggioranza in genere la tragedia, mentre solo gli anziani per un'accurata recitazione di Omero o Esiodo. Per decidere quali siano delle "leggi ideali" adatte a regolare le valutazioni sui componimenti di un nuovo stato bisognerebbe evitare che il verdetto sia influenzato dal chiasso della folla pronta a premiare piaceri sconvenienti, per non correre il rischio che queste norme rovinino i gusti di tutti gli spettatori e puntare invece a promuovere costumi di vita nobili e l'educazione della popolazione.

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Musica                  

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