Persuasione retorica ed obiezione platonica

La retorica produce persuasione secondo Platone senza che vi sia un ragionamento dialettico che la comprovi; quindi, il filosofo (la cui parte è interpretata di solito da Socrate) è spesso impegnato a trovare il sentiero corretto partendo da un concetto utilizzando obiezioni ed ipotesi da dimostrare, ed il sofista Gorgia da Leontini (483 - 375 a.C circa) è uno dei retori di riferimento contro cui dimostrare le potenzialità della maieutica. In realtà dopo avere letto il dialogo dedicato a lui pare che il longevo Gorgia abbia detto: "Con quale arte Platone sa prendere in giro"; infatti, il vero protagonista dell'animata discussione è il suo discepolo Callicle che ad un certo punto (lodato in questo atteggiamento sincero da Socrate) getta la maschera sostenendo il diritto del più forte di prevalere sul più debole, schiacciarlo, facendosi guidare dal piacere nel soddisfare i propri bisogni, mentre per Platone la filosofia cerca sempre come guida l'armonia ed il bene in ogni cosa.

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Insegnamento gratuito platonico

Nei suoi dialoghi Platone spiega come l'insegnamento dovrebbe arricchire e non impoverire ed il personaggio di Socrate impegnato con vari interlocutori a dimostrare con la dialettica la validità di un determinato ragionamento non è spinto dal danaro ma dal desiderio di sapere, che poi sarebbe la filosofia stessa; inoltre, in questo lento e difficile cammino di conoscenza si parte proprio dal presupposto di non sapere ed ogni piccolo passo è una nuova scoperta. Da notare che Talete (624 - 548 a.C. circa) considerato da Platone uno dei sette sapienti ed il primo ad ipotizzare una archè come principio di tutte le cose (l'acqua in senso metafisico) e l'anima immortale, insegnava gratuitamente l'astronomia che gli consentiva di prevedere le eclissi e soleva dire: "Sarà adeguata ricompensa se dirai di aver imparato da me", anche se alcune fonti lo descrivono come uomo che realizzò cospicui guadagni grazie alle sue conoscenze.

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Ipotesi ed arte platonica

Per poter indagare sulla realtà Platone (427 - 347 a.C.) pone delle premesse alla base dei ragionamenti che devono giungere fino alle idee, aventi a presupposto altre premesse in una concatenazione logica basata sulla dialettica e quindi sul dialogo fatto sulle formulazioni di domande e confutazioni ad un interlocutore reale, dato che evidentemente una statua non può rispondere e quindi l'arte non può essere filosofia; ed anzi un ritratto che riproduce in modo verosimile un individuo può dare l'impressione di riferirsi ad un ideale, ma secondo il filosofo non si tratta altro che copia muta di copia dell'idea. Anche il poeta è messo "bonariamente" al di fuori dello stato ideale platonico, dal momento che nella maggior parte dei casi si tratta di un sofista (un retore) che si serve solo di trucchi ed artifici per raggiungere i suoi scopi, mentre la vera indagine è basata su ipotesi da poter dimostrare con argomentazioni valide in ogni tempo.

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Consapevolezza platonica

I ragionamenti della filosofia secondo Platone non sono fatti per compiacere la gente, ma per confermare il percorso a piccole tappe che si ottiene con la dialettica o maieutica socratica; quindi mira al meglio piuttosto che al piacevole, e di conseguenza trovandosi di fronte un pubblico disposto ad esempio a premiare chi ha preparato poco salutari piatti squisiti ed al contrario disapprovare chi somministra porzioni amare e più piccole che mirano ad un effettivo benessere ci sarà necessariamente anche la consapevolezza di accettare questo atteggiamento. In caso di giudizio la filosofia non potendo ricorrere a tutta quella serie di trucchi che i retori utilizzano pur di ottenere ragione non si potrà trovare che in completa difficoltà e nella condizione di essere facilmente condannati e spogliati da uomini malvagi e volgari che si serviranno di questi beni per agire ingiustamente e di conseguenza in modo turpe e malamente.

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Confutazione dialettica platonica

La differenza fra la confutazione che utilizzano i retori per avere ragione e quella utilizzata dalla filosofia per avvicinarsi alla verità sta secondo Platone (427 - 347 a.C.) nel metodo di indagine; infatti, mentre per esempio nei tribunali i retori riescono a raggiungere l'obiettivo chiamando a deporre molti testimoni contro pochi, la dialettica confutando ogni aspetto non corretto delle varie argomentazioni riesce a trovare dei sentieri da seguire proprio servendosi delle affermazioni dell'avversario. I retori possono anche ottenere ragione servendosi di una serie di stratagemmi che potrebbero forse procurare diletto, ma nella maggior parte dei casi le loro argomentazioni non coincidono con un bene effettivo e nei dialoghi platonici la figura di Socrate di solito smonta pezzo per pezzo l'edificio costruito dai retori i cui benefici non sono effettivi o non conducono al Bene e quindi non si dovrebbe commettere ingiustizia e ricorrere ad astuzie ingannatrici di vario tipo.

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Sede e partecipazione delle idee platoniche

Partecipazione per Platone è una specie di relazione con il mondo delle idee collocate al di fuori della portata umana e da cui derivano o si ricollegano, l'idea di Bene è posta al vertice e tutte le idee sono poste (come sostenuto anche da S. Agostino) nella mente di Dio e per questo bisognerebbe agire sempre secondo principi di giustizia e virtù che poi partecipano tutti all'idea di bene; ma vi è anche una forza oscura che ostacola l'azione positiva dell'agire umano detta "necessità". Nel contrastare il pensiero dei cosiddetti sofisti viene riportato l'esempio del filosofo Socrate che non accetta il metodo dei retori che riescono ad avere ragione semplicemente utilizzando dei trucchi come lusinghe per convincere l'ascoltatore non tanto istruito (il volgo) e si sacrifica dimostrando che con la dialettica è sempre possibile fare emergere il vero da qualsiasi argomentazione facendo partecipare le idee con una tecnica di collegamento.

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Origine primitiva delle idee platoniche

Secondo Platone (e Socrate) esisterebbero nel mondo dei principi razionali come modelli che regolano la crescita e lo sviluppo di qualsiasi organismo e la forma di tutto l'universo preesisteva in un mondo separato delle idee, modelli superiori ed immutabili; ma questo concetto con un pensiero umano che trascende tutte le cose era già stato ipotizzato da Parmenide a cui si attribuisce quel tipo di svolta determinante nel cammino della filosofia, anche se probabilmente questo importante balzo fu favorito da un substrato già presente nelle genti italiche che abitavano nella zona di Elea a cui si attribuisce un primo utilizzo della dialettica. Le stesse nozioni matematiche ed astronomiche, indispensabili anche in campo filosofico, utilizzate nella Magna Grecia derivavano da quelle degli assiro-babilonesi; infatti, sia il sistema sessagesimale, sia la distinzione fra pianeti e stelle, ed i relativi nomi, i calcoli di solstizi ed equinozi furono una loro conquista.

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Lento percorso per lo sviluppo delle idee di Platone

A parte il piccolo salto qualitativo che alcuni attribuiscono a Parmenide in quella specie di lento percorso per lo sviluppo della dottrina delle idee che in Platone trova il suo massimo rappresentante (almeno dai resti scritti dal momento che rimangono solo frammenti di Anassagora e Socrate non ha lasciato nulla di scritto) bisognerebbe tenere presente che l'obiettivo della filosofia tendeva proprio a trovare un principio che potesse ridurre il molteplice ad unità e quindi l'esigenza di un concetto come essenza delle cose che potesse quasi mettere ordine alla molteplicità delle variegate cose materiali in perpetuo divenire. I pitagorici consideravano armonia anche l'equilibrio dei contrari che avevano un rapporto con i numeri nel senso di una successione di punti e poi il ritmo che regolava il cosmo, ma Platone con un ulteriore sviluppo pone tutte queste categorie in una sfera ideale trascendente dal pensiero e probabilmente utilizzando la dialettica come mezzo di indagine riesce a trovare un sentiero su cui concentrare le sue ricerche che non si fanno influenzare dalla realtà materiale e puntano direttamente al concetto alla base di tutte le cose.

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Dubbi platonici

La filosofia di Platone (427 - 347 a.C.) presenta a volte punti di difficile comprensione o che lasciano al lettore il dubbio su quale sia il vero significato dell'indagine su un determinato argomento e ad esempio in un dialogo sull'insegnabilità o meno della virtù prima si evince in modo chiaro che sia esercitabile ma in realtà innata, per poi alla fine lasciare l'alternativa su una possibile educazione alla virtù; probabilmente quasi una specie di provocazione per stimolare ad un pensiero autonomo che continui la ricerca (che poi è l'obiettivo della filosofia). Altri tipi di dubbi ancora più stringenti si affacciano su quei dialoghi di cui non è certa l'attribuzione platonica e in cui la critica ha individuato varie incongruenze che a volte sono facilmente riscontrabili, mentre altre è davvero difficile comprendere se il testo sia originale o non sia un'imitazione della tecnica dialettica anche se l'idea come "concetto" in teoria non dovrebbe avere dubbi.

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Armonia geometrica e solidi platonici

La conoscenza tramite lo studio e la ricerca di armonia, matematica, geometria e musica sono per Platone (427 - 347 a.C.) da privilegiare per il filosofo che dovrebbe anche osservare i collegamenti fra varie scienze, come astronomia e musica che sarebbero sorelle, poi geometria come base di formazione del cosmo con ideali poligoni fra cui il tetraedro formato da triangoli; infatti, tre è il principio del finito ed in pratica di quel che in natura ha un inizio, un mezzo ed un fine. I solidi che alcuni chiamano platonici sono in realtà pitagorici come derivazioni di concetti, ma le due scuole di pensiero si sono quasi fuse nel tempo e quindi è difficile fare una distinzione precisa anche se per Platone è più importante l'idea come metodo di indagine rispetto al numero e tutti i calcoli dovrebbero armonizzarsi in un intreccio con la filosofia, senza trascurare l'esercizio di discipline "materiali" come la ginnastica e la ritmica del movimento.

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Anima - allenamento                  

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