La bellezza platonica nell'arte
L'arte essendo imitazione del mondo sensibile e completamente immersa nella natura corporea secondo il filosofo Platone (427-347 a.C) è diseducativa e quasi un ostacolo all'elevazione morale; infatti, da un componimento poetico, musicale o in un dipinto risulta la realtà ingannevole dei sensi che sono organi dell'opinione e quindi molto distanti dal vero. Quando si guarda un dipinto o si sente un motivo musicale si rimane attratti da una bellezza che non è la vera realtà, ma richiama ad un ideale di Bello invisibile dai sensi mortali che può essere come "intuito" per il suo splendore e luminosità da una vista allenata dalla filosofia. Successivamente il discepolo Aristotele, con aspetti più legati al materiale, individuò nelle arti delle potenzialità catartiche di purificazione tramite il dolore, valori positivi in parte già descritti nei dialoghi platonici ma solo se depurati dalla retorica che di solito abbonda in queste opere di fantasia.
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Data: 07/09/2011
n° articolo: 1678
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